La via della Felicità: consigli pratici e riflessioni

Posted by on Gen 23, 2017 in Blog

 

Tutti noi, una volta giunti in questa vita, cerchiamo di dare un senso ad essa e di trovare la Felicità.

Nella nostra cultura il concetto di Felicità sembra spesso coincidere con quello di “emozione positiva”: ci diciamo Felici quando proviamo una certa emozione.
Succede quindi che siamo sempre alla ricerca di oggetti ed esperienze che possano farci provare tale emozione. Andiamo a cena fuori, compriamo nuovi vestiti, macchine, cellulari, facciamo viaggi, sport, andiamo a ballare, beviamo alcolici, andiamo alle terme a cercare il benessere fisico, studiamo e lavoriamo per poter arrivare a sostenere i costi economici che tutte queste attività comportano, cerchiamo di raggiungere un certo ruolo sociale di “prestigio” che possa farci sentire realizzati, cerchiamo una compagna/o con cui sposarci e metter su famiglia…

Il problema di questa visione di Felicità è che essa, assimilandosi al concetto di emozione, non è duratura. Le emozioni hanno breve durata. Ci troviamo quindi a vivere la vita come una continua ricerca di emozioni positive, ognuna intervallata da un momento di “piatta” in cui l’emozione viene meno. La nostra vita è quindi un continuo sali-scendi, una linea caratterizzata da continui picchi, positivi e negativi, che si esaurisce con il momento sommo, quello della morte. Siamo così adattati a questo modo di vivere che riteniamo che la Felicità sia questa e che sia normale vivere con alti e bassi, gioie e dolori, sofferenza e malinconia.

Ma siamo proprio sicuri che essere Felici significhi vivere una vita di questo tipo? Siamo proprio sicuri che la Felicità sia quell’emozione che proviamo ogni tanto quando un qualcosa di esterno ce la suscita? Siamo sicuri che i significati che ci offre la nostra cultura siano i migliori, gli unici e veri?

Sicuramente il benessere materiale a cui è giunto l’occidente è qualcosa di invidiabile e positivo, soprattutto se pensiamo che, buona parte della popolazione mondiale, vive in case senza elettricità, senza acqua corrente, senza sistema fognario. Siamo fortunati a vivere nelle nostre case coibentate e riscaldate, siamo fortunati ad avere un frigorifero in cui poter conservare i cibi, acqua calda con cui poterci lavare, gas con cui cucinare… e tutto un certo ambiente e stile di vita che ci offre diverse attività che ci emozionano e riempiono la vita. Siamo fortunati…

Se però ci osserviamo possiamo renderci conto che, anche se questo benessere materiale ha reso le nostre vite più confortevoli, i nostri occhi difficilmente brillano e le nostre bocche solo sussurrano, a volte, la parola Felicità. Siamo stressati da ritmi frenetici e mancanze che non riusciamo a comprendere. Cerchiamo sempre qualcosa di nuovo per provare emozioni, la quotidianità spesso ci svilisce e ci conduce irrequieti al nostro giaciglio.

Se è importante prendersi cura del proprio corpo, del proprio “esterno” e di tutti quegli aspetti materiali che ci caratterizzano, è altrettanto importante prenderci cura del nostro “interno”, della nostra mente e, per chi vi crede, del nostro animo/spirito.

Esiste una Felicità, che forse sarebbe appropriato chiamare Serenità, che assomiglia più a un sentimento, pervasivo e duraturo, che possiamo perseguire nelle nostre vite. Tale tipo di Felicità non dipende “dall’esterno”, dagli oggetti che compriamo o dalle esperienze che facciamo. Non è un emozione suscitata da qualche stimolazione particolare ma è più un modo di essere che può colorare la nostra vita, qualsiasi essa sia.

Per arrivare ad essere Sereni bisogna prendersi cura della propria mente, di se stessi da un punto di vista interiore.

Non mi è possibile in poche righe essere esaustivo riguardo i metodi che ci possono aiutare ad essere Sereni interiormente ma posso cercare, se non altro, di delinearne i contorni.

Per prima cosa bisogna prendersi il tempo per osservarsi e conoscersi, o meglio, riconoscersi osservando ciò che si fa e si pensa. Bisogna imparare a stare da soli in silenzio, magari immergendosi nella natura (se possibile), e a sentire quello che emerge in noi stessi: pensieri ed emozioni. Il più delle volte questo primo passo è caratterizzato da una certa sofferenza ma non bisogna lasciarsi scoraggiare. Quando ci si ritrova, dopo molti e molti anni passati a “correre”, a fermarsi per la prima volta, è normale che quello che emerga sia ciò che la nostra mente, con più facilità, lascia indietro: la sofferenza. Il problema è che, se non ci permettiamo di farla emergere, essa sarà un macigno che appesantirà ogni nostro passo, anche se a un certo punto, a furia di correre, ci dimenticheremo pure di averla provata.
Prendersi il tempo per riconoscersi in quello che si è vissuto, che si vive e che si desidera, aiuta a mettere ordine nella propria testa e a riappropriarsi di essa. Dare voce ai propri pensieri e alle proprie emozioni, magari anche grazie all’ausilio della scrittura, ci permette di uscire da quello stato confusionale che spesso ci portiamo dentro. Inoltre, osservandoci, potremmo iniziare a renderci conto di alcuni vizi che caratterizzano il nostro funzionamento mentale: spesso ci si ritrova a giudicarsi negativamente riguardando quello che si è fatto, oppure, nel guardare al proprio futuro, ci si può render conto di avere una chiara idea pessimistica di esso, come fosse già tutto deciso, in peggio chiaramente. Molte volte ci si può accorgere di come la propria attività di pensiero sia incentrata sul passato e sul futuro, e non sul Presente.

Il Presente è l’unico “tempo” in cui abbiamo possibilità di agire e, da tale azione Presente, dipende sia il nostro futuro che la visione del nostro passato: non possiamo cambiare quello che è successo ma come lo viviamo e, se vogliamo cambiare tale visione a poco serve obbligarsi, molto più utile è concentrarsi sul Presente e cercare di viverlo appieno, magari tenendo a mente gli “errori” passati.

Un altro “esercizio” molto importante per riuscire a contattare la propria serenità interiore è quello della Meditazione. Se non vi piacciono i termini orientali potete pensare alla Mindfulness. A cosa mi riferisco con queste parole? Alla possibilità che abbiamo di liberare la mente, renderla più leggera, versatile e calma. Cerco di spiegarmi meglio. Proviamo a pensare alla nostra mente come se fosse un contenitore. Mentre cresciamo mettiamo in questo contenitore un sacco di cose, senza alcuna attenzione lo utilizziamo un po’ come un ripostiglio… alla fine il contenitore è così pieno e di cose che, nella nostra testa, regna sovrana la confusione e lo stress da “sovraccarico”. Se ci chiediamo cosa vogliamo rischiamo, o di non saper come rispondere, o di avere troppe risposte… così alla fine camminiamo senza sapere dove andare.

Stare soli nel silenzio, osservare i propri pensieri e le proprie emozioni, aiuta a riconoscere tutti gli oggetti che abbiamo messo nel contenitore. Proprio come quando mettiamo in ordine: rendendoci conto cosa vi è negli armadi possiamo scegliere se tenerlo oppure buttarlo… per quel che riguarda la mente direi “lasciarlo andare”…

Una volta messo in ordine dobbiamo imparare a tenere pulito il contenitore… e a questo serve la meditazione. Senza che ci spingiamo a pensare a strane cose orientali possiamo pensare semplicemente al prenderci dei momenti in cui respirare e concentrarci sul nostro respiro. Quello che consiglio è di imparare a fare respirazioni complete riempiendo la pancia e il petto d’aria, aspettare due secondi, e poi svuotare prima il petto e poi la pancia e aspettare altri due secondi. Gli intervalli fra inspirazione ed espirazione sono molto importanti. Questo tipo di respirazione, e l’attenzione su di essa, sull’aria che entra, percorre il nostro interno ed esce, aiuta la mente a uscire dal flusso frenetico e automatico in cui è solitamente immersa, e noi ad avere un “controllo” su di essa. Possiamo, oltre a fare queste respirazioni, permetterci delle passeggiate in mezzo alla natura, senza fretta, senza bisogno di arrivare da qualche parte, senza pensare ad alcuna performance, semplicemente camminando, osservando ciò che ci contorna e il proprio respiro che fluisce.

Quello che ci manca nella nostra società del benessere (materiale) è di riprendere un contatto con noi stessi, con i nostri pensieri ed emozioni, con quello che siamo, e non con quello che vorremmo o dovremmo essere.

Ci viene insegnato a prenderci cura del nostro corpo, a mantenere un certo aspetto, una certa igiene ma nessuno ci insegna a prenderci cura della nostra mente, a pulirla e a renderla tonica e leggera, capace di aiutarci a fluire piuttosto che a diventare zavorra.

Sin da bambini ci propongono dei modelli adeguati (culturalmente) da raggiungere e impersonificare. Nessuno invece ci dice che dobbiamo riconoscerci e accettarci per quello che siamo perché, nonostante all’esterno possiamo trovare molte cose belle ed emozionanti, l’unica Felicità che potrà farci Amare questa vita è quella Serenità interiore che deriva dall’attiva accettazione di noi stessi.

Dobbiamo prenderci cura di noi stessi e della nostra mente, oltre che del corpo, se vogliamo ritrovare quel brillare degli occhi e quel sorriso che ci illuminava il volto da bambini. Accettarci per quello che siamo è l’unica via che possiamo percorrere se vogliamo giungere a quell’Amor proprio che non ci pone in conflitto con gli altri, anzi, ci avvicina ad essi in quanto tutti partecipi delle stesse difficoltà e della stessa meravigliosa vita…