IL VECCHIO E IL BAMBINO (parte 4)
Erano passati anni da quando il ragazzo si era rotto una gamba camminando per gli alti monti del Tibet. Erano passate molte altre notti buie che avevano impaurito quel ragazzo e molte albe che gli avevano bagnato gli occhi della loro luce…
Quel giovane Uomo aveva compiuto molta strada, fuori e dentro di sé… Le persone andavano a lui in cerca di consiglio e ristoro. Spossate di fronte ai problemi della vita cercavano una guida che potesse illuminargli la via, o forse solo qualcuno che potesse confortarli nel loro dolore. Ma ognuno non aveva che un piccolo beneficio da quell’incontro, ognuno poco dopo tornava a vivere nella propria routine, con la solita ansia, fretta, rabbia e piacere, che aveva sempre esperito nei propri anni. La vita non cambiava, cambiavano le persone, le situazioni, i problemi concreti, ma tutto continuava, come a dire che non vi può esser vita all’infuori della sofferenza, non vi può esser gioia se non contrapposta a un dolore…
Ma allora perché gli occhi di quel giovane uomo non venivano mai turbati?! Perché il suo sorriso permaneva immutato come scolpito su una roccia?! Perché le sue parole eran sempre così calme e ponderate come un fiume che non conosce rapide ne cascate se non quelle che fanno sorridere e non spaventare?!
Come per una beffa il suo maestro lo aveva chiamato Anam, il “senza nome”, secondo la scrittura sanscrita, che aveva imparato a comprendere nel tempo, grazie alla pazienza e alla dedizione nel perseguire la via che gli veniva mostrata. Ogni giorno, al calar della sera, il suo compito era stato quello di ripercorrere il giorno e osservare i propri pensieri, comportamenti, azioni e parole. All’inizio tutto ciò gli sembrava assurdo. Aveva compreso che, l’unico modo per essere Libero, era quello di conoscere se stesso… ma gli sembrava che guardarsi non gli apportasse nessun reale beneficio, se non quello di aumentare il suo ragionare su se stesso, mettere in discussione i suoi comportamenti, sino a cadere in uno stato depressivo che lo faceva sentire solamente una continua sequenza di azioni e reazioni automatiche, mai guidate da una propria consapevolezza ma solo da un funzionamento finalizzato ad evitare il dolore e a sostenere se stesso a scapito dell’altro. Così si era visto giudicare gli altri, provare rabbia di fronte alle critiche del suo maestro, anelare le serate ridenti che echeggiavano nella notte delle città che avevano attraversato. Così si era visto pensare che la sua vita dovesse avere un gran fine, e che, senza di esso, gli sarebbe mancata la Felicità. Così si era visto desiderare la famiglia e l’amore di una donna, spregiandosi della propria vita solitaria…
Qualche anno prima mentre camminavano sulla via che conduce a Finis Terrae, subito dopo aver attraversato un quieto e laborioso paese della Galizia ed essersi immersi nel verde dei colli che caratterizza quella regione, il giovane Anam, con impeto e nervosismo, si rivolse così al suo maestro:
“Maestro, per quale ragione dobbiamo vivere da soli? Perché non possiamo lasciarci andare al desiderio e all’amore di una donna? Osservo la mia mente ogni sera e, ogni sera, mi accorgo che la mia pace non è completa, che manca qualcosa, che desidero avere un rapporto e allontanarmi da questo infinito e inutile vagabondaggio! E mi sento prigioniero del mio dover stare con te, del doverti ascoltare e rispettare, del tuo continuo mettermi in dubbio e farmi riflettere sulla vita!”
“Mio caro Anam, coglievo l’irrequietezza del tuo animo e ho visto i tuoi occhi seguire e desiderare quella dolce fanciulla che attingeva l’acqua al pozzo… Tu sei Libero da me stesso. Non ti ho chiesto io di camminare al mio fianco sin qui, non ti ho chiesto io di seguirmi e di ascoltarmi. Ma tu lo hai fatto, e continui a farlo. Perché? Per quale ragione non te ne vai via, lontano, anche se metti in dubbio me stesso e quello che ti dico?! Anni fa hai deciso di seguirmi, le mie parole spesso sono state per te un faro verso la pace e l’armonia. Tu ne hai fatto esperienza e io non posso che continuare a trasmetterti ciò che sono, perché non sono altro.”
Segui un lungo silenzio… Si udivano le grida dei bambini che giocavano nelle fattorie, i muggiti delle mucche e lo starnazzare delle papere… era una calda mattinata d’ottobre, il fresco vento rendeva limpida l’aria e carezzava i lineamenti del viso…
“Non ti ho mai proibito di Amare una donna, ti ho solo detto di osservare la tua mente. Sei sicuro che ciò che desideri sia l’Amore? O forse vorresti solo qualcuno che sostenga il tuo funzionamento e ti faccia sentire sicuro, amato, bravo e giusto? Stai forse cercando qualcosa che ti renda più dolce il tuo camminare nella vita? Più facile l’andare avanti e sopportare i tuoi desideri, dubbi e paure?”
Anam non sapeva cosa rispondere, era confuso, si sentiva offeso dal maestro ma allo stesso tempo non sapeva neanche lui cosa fosse quell’Amore che stava cercando… e si rendeva conto che, anche se avesse avuto una donna al suo fianco, i suoi dubbi e le sue paure si sarebbero solo placati ma che, dopo del tempo, la quotidianità sarebbe tornata la stessa, con in più il vincolo di una famiglia da sfamare e di un tacito patto da sopportare.
Il maestro allora, come intuendo la confusione del suo Amato discepolo, disse:
“Anam, ciò che la tua mente desidera ardentemente non è l’Amore, ma solo il suo figlio sterile. Gli uomini che vivono sulla terra non si Amano più, solo in pochi conoscono il vero significato di questa parola. Di solito vivono insieme, fanno figli, si illudono di essere Felici ma alla fine si sopportano pensando che Amare voglia dire sacrificarsi, e che vivere sia, dopo tutto, un continuo susseguirsi di gioie e dolori, rabbie e nervosismi, doveri e impedimenti. Gli uomini che vivono sulla terra non Amano più i loro figli, i nonni, gli anziani, i poveri e i bisognosi; non Amano più gli animali, la terra, le pietre, le stelle e le albe, il sole e la pioggia. Gli uomini non Amano più la vita tanto temono la morte. Nelle città si cammina di fretta, i giorni sono scanditi da doveri che bisogna rispettare: bisogna farsi una professione, realizzarsi, fare famiglia, comprare casa e macchina. Adesso gli uomini amano le cose, la loro professione, il loro divertirsi e passare il tempo, il loro sfogo ed equilibrio. Ognuno è nella frenetica lotta di sostenere se stesso, i propri confini, il proprio nome, il proprio “giusto”… e nessuno più conosce l’Amore…”
“Maestro ma cos’è questo Amore di cui parli? Perché non posso anch’io Amare una donna e crearmi una famiglia? Perché tu non lo hai fatto?”
“Si che puoi Amare una donna, nessuno mai te lo vieterà. Ma, prima, devi apprendere cos’è l’Amore, farne esperienza e lottare per esso…”
“L’Amore è solo una conseguenza del proprio conoscersi, del proprio Liberarsi da quei continui automatismi e condizionamenti che guidano il pensiero e l’azione e fanno sì che la vita sia sempre la stessa cosa. Il tuo equilibrio, la tua personalità o mente/corpo, come tu voglia chiamarlo, si è strutturato automaticamente e inconsapevolmente nei tuoi primi anni di vita. Tu sei espressione dell’interazione, a cui tu stesso hai partecipato inconsapevolmente, visto che eri solo un infante. La tua coerenza, attuandosi si è stabilizzata… e la tua mente e il tuo corpo funzionano in modo da mantenerla. Siamo tutti espressione e conseguenza dell’interazione dei nostri primi anni di vita. Questo non significa che siamo destinati ad essere l’esito inconsapevole del nostro passato. A ognuno di noi, a un certo punto della propria personale evoluzione, è permesso di portare Presenza al proprio funzionamento, alla propria presunta identità, così da comprenderla e accettarla, così da far esperienza di quella vacuità che permette alla coppa di riempirsi nuovamente. Bisogna imparare a leggersi nelle esperienze della vita e ad affrontare ciò che essa ci pone innanzi perché tutto va come deve andare. Siamo noi che dobbiamo imparare a trarre quale insegnamento ci sta mettendo di fronte la vita, ed esso riguarda sempre noi stessi e la nostra difficoltà a lasciarci andare ad essa. Solo osservandosi e imparando umilmente a comprendere la propria vita si possono rompere le catene che ci ancorano a una mente fragile, impegnata ogni giorno a difendersi e a sostenersi…”
“Maestro ma cosa c’entra tutto questo con l’Amore?”
“Si può stare assieme a una donna per sostenersi o per Amarla. Se non lavori su di te, se non ti osservi, se non conosci il tuo funzionamento… allora ti ritroverai a dipendere da lei e a sopportarla, ad averne bisogno e ad “usarla” per sentirti di essere qualcuno, oppure, dopo che la fiamma dell’innamoramento si spegnerà, vi lascerete perché, anche se vi Amate, non riuscirete a trovare il modo di condividere la vostra vita annebbiati dalla paura e dal vostro Io. Il proprio funzionamento, la mente, è come un velo che offusca la luce dell’Amore, cambiandogli colore e tonalità. Ecco perché gli uomini non si Amano più: non sanno che la luce dell’Amore è offuscata in loro dalla loro mente. Allora litigano, si fanno i dispetti, mettono in atto battaglie che altro non fanno che ferirli di più, che li allontanano oscurando la luce che per natura brilla in loro.”
“Ma perché maestro dovrebbero fare una cosa del genere?”
“Come la mano si ritrae dal fuoco, automaticamente e inconsapevolmente, così la mente si ritrae dal dolore. Lo fanno perché è più facile e perché sono inconsapevoli di loro stessi. Andare verso l’Amore non è facile, vuol dire mettersi in gioco, affrontarsi, perdere la propria sicurezza, vedere nella rabbia il proprio dolore, nella fuga il proprio Amore. Amare è una scelta che va fatta a priori, come quando si decide di salire su una montagna. Prima di incamminarsi bisogna decidere di farlo. E’ solo una tale decisione che ci può indurre ad affrontare le difficoltà che incontreremo sul nostro percorso, a mettere in gioco noi stessi per arrivare alla meta e, se in questo nostro anelito vi sarà umiltà e compassione, allora non potremo fallire. Come comprenderai l’Amore fra gli uomini riguarda sempre una coppia di persone e, tutte e due, devono decidere di intraprendere una tale strada insieme.”
“E se non lo fanno?”
“Semplicemente si perdono… o, peggio ancora, trasformano la loro unione in un sentiero di guerra e sofferenza, prigionia e oppressione.
Amare è rischioso perché ci mette nella condizione di dolcemente dipendere dall’altro, ma non dobbiamo pensare che esista solo una dipendenza “cattiva”. Si può dipendere e sostenersi al contempo. Amare significa proprio questo: essere consapevoli e vivere nella comunione con l’altro, tenendo se stessi e l’altro allo stesso livello, come fossero una cosa sola.”
Un altro lungo silenzio segui questa affermazione. Nel tempo aveva compreso che queste interruzioni servivano a far echeggiare nella propria mente le parole del maestro, così da imprimerle nella coscienza e non lasciarle scivolare veloci nell’oblio.
“Gli uomini si raccontano che questa vita non ha un senso, che tutto è relativo e che bisogna adattarsi a questo stato di cose se si vuole vivere Felici, gli uomini trovano sempre un sacco di ragioni per dire che è giusto quello che loro pensano e fanno. Stai attento Anam: queste sono le più grandi menzogne dell’umanità. Sì, ci permettono di non interrogarci, di scusarci, di sentirci forti e validi e di non metterci in gioco, di non rischiare la nostra apparente sicurezza… ma ci tengono ben lontani dalla Verità! E ricorda, se non si vive nella Verità, si vive nella menzogna; se non si vive nell’Amore, si vive nella sofferenza; se non si vive nella Libertà, allora si vive nella costrizione…
E’ tua responsabilità scegliere per cosa vivere o morire, per cosa lottare e soffrire, nessuno mai potrà sollevarti dall’onere della tua vita, nessuno mai potrà addolcirtela, se non te stesso. O utilizzi l’altro o impari ad Amarlo, non vi sono altre vie. Amarsi vuol dire impararsi a vicenda, aiutarsi a conoscersi, a comprendersi, a fidarsi. L’altro è lo specchio di noi stessi, e noi siam lo specchio dell’altro. Ognuno dei due deve riconoscere la propria parte, la propria responsabilità nel far si che il rapporto sia ciò che è, ognuno si deve mettere in dubbio, ognuno si deve mettere a rischio… Ma questo non piace agli uomini, che sono abituati a cambiare strada quando incontrano la sofferenza, a mettersi sotto un sicuro riparo quando piove. Ed ecco che, per non soffrire, per non affrontarsi, si espongono a una sofferenza maggiore, feriscono gli altri e se stessi, con l’illusione di non provare dolore in quanto, utilizzare una stampella, impedisce di sentire il ginocchio oramai fratturato…. Ma alla fine si troveranno in un mondo in cui non potranno più correre ne saltare, nuotare e giocare.”
“E’ per questo maestro che al mondo vi è così tanta sofferenza?”
“Mio caro Anam, purtroppo è così viagra free sample. Solo la consapevolezza di ognuno potrà cambiare questo mondo. Se imparassimo a conoscerci comprenderemmo anche cos’è il mondo. Se ci osservassimo umilmente potremmo Amarci e non odiarci, prenderci per mano e non ferirci… Invece gli uomini continuano a inseguire i propri moti d’animo, i propri desideri, l’affermazione di un fragile Io… e mettono così a tacere il Cuore, si allontanano da esso, così da non sentirlo più ne piangere ne Amare. La vita si è ridotta ad essere mera sopravvivenza, si contano gli anni gloriandosi del loro numero. Si inseguono obbiettivi senza prima interrogarsi seriamente su essi, si va dritti per la propria strada senza rendersi conto che la bellezza della vita è quello che abbiamo intorno, che incontriamo mentre camminiamo, non la meta che vogliamo raggiungere. E così, anche i nostri obbiettivi diventano solo fonte di stress, esami da sostenere per sentirsi validi e soddisfatti, quando in realtà la nostra soddisfazione e realizzazione si trova nel nostro Cuore e, ciò che noi raggiungiamo veramente nella vita, è solo conseguenza del nostro Amarci o del nostro continuo allontanarci da questo Amore. Amare non è facile, ma è l’unica via che abbiamo per essere Felici. Essere Presenti a noi stessi non è facile, ma è l’unica via che abbiamo per poterci Liberare e Amare…”
…
Queste parole erano rimaste impresse ad Anam e le aveva portate con se nel suo crescere. Molte volte aveva osservato il suo desiderio e altrettante aveva compreso come esso lo distanziasse dall’Amore. “L’Amore accade, non lo cercare” gli aveva detto il maestro, mentre si accorgeva che la sua mente voleva obbligarlo a una continua e spossante ricerca e lamento.
Con il passare degli anni, e l’affinare del suo conoscersi, gli occhi di Anam erano cambiati, così come le sue aspirazioni. Il Cuore era diventato un valido consigliere e la sua voce risuonava forte nella mente. Il suo passo era calmo e fermo in quanto conosceva la propria Libertà e Felicità. Gli uomini che venivano da lui a chiedergli consiglio cercavano facili soluzioni e Anam, anche se sapeva che non esistevano tali scorciatoie, cercava comunque di fare di tutto per lenire almeno un po’ il tormento di quelle esistenze, per indicare la direzione da seguire per tornare alla gioia. La compassione brillava nei suoi occhi e ogni sua azione dispensava Amore. Alcune donne, nel tempo, si erano rese disponibili alle sue attenzioni, ma lui non desiderava più l’ebbrezza dell’emozione, il dolce sostenersi del suo debole Io, ma la quiete e serenità del sentimento…
“L’Amore è conseguenza della consapevolezza che tutto è una cosa sola.” Gli aveva detto il maestro. “Tutti gli Esseri, viventi e non, sono espressione dello stesso processo: i tuoi occhi ti ingannano evidenziando dei confini fra loro, la tua mente ti mente quando indica Te con il nome di “Io”. Tu sei parte di questo tutto, tu sei Dio così come lo è tuo fratello, oppure quella donna che hai visto mendicare per strada. In te vi è tutto ciò che pensi esistere al mondo e tu sei tutto questo. Come puoi non Amare l’altro, averne compassione, quando ti accorgi che i suoi occhi sono i tuoi, le sue lacrime le tue, la sua sofferenza la tua sofferenza? Come puoi non rispettare gli alberi, gli animali, la terra, le piante e gli insetti se vivi nella Presenza di essere solo una forma apparentemente diversa dello stesso processo della vita. Se non ci fossero più gli alberi, le albe e i tramonti, gli animale e le piante, anche tu saresti morto, anche tu perderesti la tua possibilità di esistere. Come puoi allora non Amare quegli stessi tramonti e quelle albe, come puoi non Amare gli uomini, anche se il loro dolore li porterà lontano dalla tua mano? Non dimenticare la Verità, non dimenticare la luce mentre cammini per il mondo: si come il mare, capace di accogliere, ma non dimenticare mai di imprimere tu stesso la tua direzione, segui il tuo Cuore, non indugiare in strade che a lui non piacciono. Rispettalo e Amalo, prenditene cura e non lasciare che le sue ferite si trasformino in piaghe, e non potrai che vivere nel rispetto e nell’Amore. Ognuno ha i propri problemi da affrontare, ognuno ha il proprio destino da compiere, tu non dimenticare il tuo. Non portare inutili rancori, essi non aggradano al tuo Cuore, perdona e Ama chi ti ferisce perché non ce l’ha con te, non è contro di te, ma solo contro se stesso… Non fare che la luce del tuo Amore si offuschi con inutili veli, tu sei la fiamma che arde nel Cuore, nessuno all’infuori di te può spegnerti… e non aver paura di scaldare con essa il Cuore di una donna, comunque vadano le cose imparerai qualcosa in più su di te e sull’Amore. Accogli la tua sofferenza e cresci, se affronti la vita non potrai che incontrarti con la luce ma ricorda, non smettere mai di seguire la strada del Cuore perché, il giorno che lo farai, precluderai a te stesso la gioia e la Libertà, l’Amore e la Felicità. Si può essere morti anche rimanendo in vita, ricordalo…”
E poco dopo continuò: “Un giorno forse troverai una persona che deciderà di camminare con te, non è indispensabile ne necessario, ma spesso gli animi si ritrovano e, se le due persone scelgono di camminare assieme e continuare la propria personale battaglia mano nella mano, allora l’Amore darà vita a un suo nuovo figlio. Non cambiare strada spinto dal bisogno e dal desiderio, cammina solo al fianco di chi vuole andare nella tua stessa direzione, apprendi da lui il passo da tenere e lascia che lui possa apprenderlo da te: se andate nella stessa direzione ma venite da terre diverse avrete molto da condividere e da imparare. Accetta il diverso dell’apparenza perché esso è solo un’illusione, impara a guardare oltre gli occhi, a leggere oltre le parole, ma prendi anche seriamente le parole e le azioni perché, anche se tutti siamo perfetti, molti sono talmente spaventati dall’Amore da fuggire appena lo toccano. Bisogna perdersi per ritrovarsi…e perdersi fa molta paura.”
Queste parole avevano per sempre segnato la vita di quel giovane uomo e l’avevano guidato, anche dopo la morte del maestro, a diventare ciò che era diventato: un Uomo, solo un Uomo, Libero di essere ciò che è e di Amare gli altri come se stesso…