IL VECCHIO E IL BAMBINO (PARTE 2)
“… Erano anni che il bambino seguiva quello strano vecchio che aveva promesso di insegnargli a vedere oltre i propri occhi, erano anni che i due viaggiavano per il mondo.. Avevano attraversato villaggi remoti, si erano spinti sino alle piramidi d’Egitto, sino agli alti monti del Tibet, erano scesi in India per poi tornare nel Nepal e infine avevano attraversati i monti Wudang, in Cina, dove avevano incontrato gli eremiti che vivevano isolati, assorti nella meditazione… il tempo era trascorso, gli anni erano passati, i piedi si erano abituati a camminare su diversi terreni e non temevano più la ghiaia appuntita ne il veleno delle ortiche… In tutto questo tempo poche erano state le parole fra i due, al vecchio non piaceva parlare e il bambino si era abituato al silenzio…
Ogni giorno il sole saliva alto nel cielo per poi riscendere fino a nascondersi dietro la terra… allora cresceva il freddo che solo il fuoco poteva placare, sino al sorgere di una nuova alba…
I giorni trascorrevano così e, nel silenzio, il bambino aveva imparato ad osservare ogni cosa, ogni fremito che veniva dal corpo, ogni piccolo rumore del mondo circostante, ogni pensiero della sua mente…
Il bambino era diventato ragazzo, il ragazzo uomo…
Un giorno, mentre i due passavano attraverso un piccolo villaggio rurale che si affacciava sull’oceano, un ragazzo, incuriosito da quei due strani viaggiatori, si avvicinò e si rivolse loro:
“Da dove venite? Raccontatemi delle terre che sono oltre il mare! Sono povero e non ho mai potuto attraversarlo, voi ci siete stati? Raccontatemi dei vostri viaggi, delle città che avete visitato, delle persone che avete incontrato. Voglio sapere tutto ciò che vi è oltre questo triste villaggio di contadini. Io lo disprezzo, voglio andarmene ma non ho i soldi per farlo. Vi prego raccontatemi!” Così si rivolse ai due, così supplicò i viaggiatori. Allora il vecchio, senza dire una parola, guardo l’uomo che con lui aveva attraversato il mondo e, solo con un gesto, lo invitò a rispondere.
“Perché si parte? Per conoscere nuove culture? Per cercare ciò che ancora non conosciamo? Per visitare luoghi e terre lontane e conoscerne il profumo? Perché disprezzi il tuo villaggio? Perché pensi che oltre il mare vi sia qualcosa di meglio?
Sono tanti i chilometri che abbiamo percorso, che ci separano da casa, ma alla fine tutta questa strada non ci ha portato che in un solo luogo, quel luogo che da sempre ci apparteneva, quel dolce ristoro che altro non era se non in noi stessi.” Così parlò l’uomo, rivolgendosi al ragazzo con voce dolce e calma. Anche lui conosceva quell’irrequietezza, quella voglia di conoscere, quella frustrazione che portava il giovane a credere che, da un’altra parte, si sarebbe trovato meglio, che solo andandosene avrebbe risolto i suoi problemi e trovato la sua gioia. Compassione provava il suo Cuore davanti agli uomini, alla loro tristezza e insoddisfazione. Anche lui aveva voluto lasciare la sua casa e i suoi affetti, anche lui aveva cercato la sua gioia…lontano…
“Nel mio villaggio ho imparato ad arare, a seminare e a fare il raccolto. Conosco la terra e i frutti che essa mi può dare ma tutto ciò non mi basta. La mia famiglia è povera e io vorrei donarle ricchezza e fama, voglio partire per tornare ricco e vittorioso. Portatemi con voi! Questa terra non può darmi più di quello che mi ha già dato e io sono giovane e forte, ho voglia di imparare cose nuove e so che oltre l’oceano potrò fare fortuna e dimostrare il mio valore a tutte le persone del villaggio.” Così il giovane si buttò ai piedi dell’uomo, così lo supplicò.
“Il vero viaggio non è nelle strade del mondo, nei sentieri di terra e fango, nei villaggi opulenti delle terre oltre l’oceano, nei boschi e nei ruscelli che li attraversano… Il viaggio non è nelle diverse lingue, nei saluti dei viaggiatori, nei sorrisi dei bambini che si incontrano lungo il cammino, negli sguardi curiosi degli uomini che non conoscono la ricchezza e la continua corsa verso il progresso dell’occidente, da dove io provengo. Non pensare di trovare là quello che io sono venuto a cercare qua. Nessuna esperienza può condurre l’uomo a se stesso, a meno che questi non abbia già intrapreso il suo vero viaggio… solo allora quei sorrisi, quegli sguardi, quelle strade non condurranno più dall’altra parte del mondo, ma solo a quel luogo che è sempre stato a un passo da te e che, con tanto ardore, stai cercando. Tante volte mi sono chiesto perché ho dovuto percorrere tanta strada; perché non mi è bastato chiudere gli occhi per potermi sentire? Ho dovuto camminare finché i piedi non hanno provato dolore; ho dovuto guardare sino a che gli occhi, oramai stanchi, non cercassero riposo nell’oscurità; ho dovuto respirare finché l’aria non mi stufasse per il suo odore… e alla fine mi sono fermato.
Tu mi chiedi della terra che sta oltre l’oceano, pensi che la sua ricchezza possa essere la tua ricchezza. I tuoi occhi ancora confondono il bagliore dell’oro con la luce del sole ma ricorda, l’oro non scalda i corpi al mattino, l’oro non porta luce nel buio…” Dopo aver pronunciato queste parole l’uomo si accorse che il vecchio, rimasto al suo fianco, sorrideva e uno strano bagliore brillava nei suoi occhi…. Dopo un lungo silenzio continuò così, rivolgendosi al ragazzo che ancora fremeva nel pensiero di quella terra lontana e delle sue ricchezze.
<img class="alignleft size-full wp-image-242" src="http://www.lucapasquini.it/wp-content/uploads/2016/09/città.jpg" alt="città" width="350" height="210" srcset="http://www.lucapasquini free samples for men.it/wp-content/uploads/2016/09/città.jpg 350w, http://www.lucapasquini.it/wp-content/uploads/2016/09/città-300×180.jpg 300w” sizes=”(max-width: 350px) 100vw, 350px” />“Nella nostra quotidianità rimbalziamo continuamente fra impegni, doveri, feste, lavoro e svago. Corriamo così veloci che raro è il momento in cui ci fermiamo a pensare a noi stessi e a quello che stiamo facendo. Il nostro piccolo mondo ci lascia esausti nell’imbrunire della sera; la nostra libertà è quella di una pecora nel più verde dei pascoli; il nostro limite è quello di credere che l’unica cosa importante sia la verde erba di cui ci cibiamo ogni giorno. Ed ecco che il nostro prato si fa sempre più verde, e nuovi piani si ergono sulle nostre case, nuovi confort per le nostre vite, eccitanti distrazioni che ci permettono l’illusoria apparenza di una vita piena. Ma non è forse per il vuoto che sentiamo che continuiamo a riempirci di confort e oggetti? Non è forse quel vuoto che ti spinge a partire? Non speri forse di colmarlo in quella terra lontana? Non speri forse di tornare ricco e vittorioso? Non è forse per quel vuoto che si scambia l’Amore per il sesso? Che trattiamo le persone come oggetti utili a procurarci sensazioni piacevoli? Non siamo forse spaventati da quel silenzio che ci parla di noi stessi?… Non è forse per questo che riempiamo le nostre vite di oggetti ed esperienze, viaggi e trascendenze, così da sentirci pieni, così da credere di essere quello che facciamo e possediamo? Tu ti dici povero, e lo sei, ma non perché non possiedi oro e case, lo sei perché pensi che siano l’oro e le case a renderti ricco, lo sei perché ancora non sei capace di vedere oltre i tuoi occhi.”
A questo punto il ragazzo, sentendosi umiliato e confuso, con tono di sfida si rivolse così all’uomo: “tu che dici di possedere la vera ricchezza, tu che non riempi il vuoto con oggetti e sensazioni, tu che vedi la povertà nel mio animo, dimmi dunque, quale è la vera ricchezza se non quella che l’oro può comprare?!”
“Mi piace l’odore della terra, il tiepido sole del mattino che scioglie la brina sui fiori di montagna. Mi piace camminare per muovere i miei orizzonti, scavalcare quel recinto per accorgermi che la vera libertà non è quella di poter fare tante cose, di potersi permettere ciò che il denaro può permettere. Triste è lo sguardo di chi possiede la ricchezza esteriore, di chi si può permettere tutto ciò che può essere comprato, di chi trova la propria identità in ciò che possiede o in ciò che fa.
La vera libertà è quella di poter essere se stessi, di poter Amare senza aver bisogno del sesso per provare piacere nelle relazioni. La vera libertà è quella che permette di non essere più solo una reazione a un evento, di poter non odiare chi ci ferisce, di poter non essere triste per chi ci lascia. La vera libertà si chiama Amore ma essa può essere solo quando si comprende tutto ciò che essa non è. Finché seminiamo gramigna, nel nostro campo non nasceranno fiori. Finché non siamo consapevoli che siamo noi stessi a seminare, non potremo cambiare il frutto del nostro raccolto.”
“Il vero viaggio non è per le strade del mondo ma per quei sentieri che altro non conducono che a scoprire se stessi, il funzionamento della propria mente, così da poterci permettere di vedere quell’orizzonte che è sempre stato davanti ai nostri occhi. Non bisogna cambiare per essere, finché si cerca non si può trovare… L’unico modo che conosco è quello di non smettere mai di guardarsi, senza la paura di riconoscersi anche solo nello sterco di una vacca perché, come mi piace cantare, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.” Così parlo l’uomo al ragazzo e questi, colpito per le sue parole, sprofondò in un lungo silenzio e alla fine disse:
“Difficile mi è ammettere la verità di ciò che ho udito, difficile riconoscere la mia insoddisfazione e la mia ricerca, la volontà di colmare quell’anfora che mai sarà colmata.”
Allora l’uomo rispose: “Non rattristarti figliolo, la tua anfora è già colma, il tuo Cuore è vivo e l’Amore splende già nei tuoi occhi. Non cercare te stesso nel riflesso della tua immagine, chiudi gli occhi e ascolta. Per anni ho camminato con questo vecchio per le vie del mondo, per anni ho ascoltato il suono del silenzio. All’inizio pensavo di dover apprendere una dottrina, di dover studiare ed esercitarmi per diventare un grande uomo, ma mai questo vecchio mi ha rivolto la parola. Più volte ho pensato di lasciarlo e andarmene, più volte ho pensato di fermarmi da qualche monaco per apprendere la dottrina dalla sua parola. Più volte ho dubitato della saggezza del vecchio ma alla fine ho compreso. Tutto ciò che dovevo imparare non era nelle parole di qualcun altro. Tutto ciò che dovevo imparare poteva essere udito solo nel silenzio di me stesso. Non cercare quindi fuori da te perché, anche se percorressi tutte le vie del mondo, non troveresti ciò che cerchi. Recati alla spiaggia e guarda il mare, ascoltalo, ascoltati. Lascia che venga notte e al sorgere del sole torna da me, se vuoi veramente percorrere questa strada lascerò che tu sia il mio compagno, così come anni fa fece questo vecchio con me.”
Detto questo si voltò verso il vecchio per ringraziarlo ma questi non c’era più. Allora continuò: “Il vecchio se n’è andato, sapeva che non avevo più bisogno di lui, il suo sguardo brillante non mi ha mentito… e solo adesso capisco che non ne ho mai avuto bisogno. Offro a te la mia persona ma guardati bene dalle mie parole, io non sono il tuo maestro come il vecchio non è stato il mio, non credere in me, impara a credere in te stesso, ascolta il tuo Cuore, esso conosce tutte le cose.” Così parlò mentre muoveva i suoi passi verso il mare….